ESEQUIE VESCOVO EMERITO GERVASIO

Omelia Vescovo Carlo

Celebriamo in preghiera l’ultimo saluto a S.E. mons. Gervasio Gestori, mio predecessore su questa cattedra di san Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto. Di fronte alla morte, e al dolore da essa provocato, alla Chiesa resta solo la parola della preghiera e del suffragio che, in fondo, è la parola più fondamentale della vita e della vita cristiana in particolare. La preghiera di suffragio, con la quale affidiamo a Dio coloro che sono morti, è l’unica che può essere ancora utile a coloro che ci hanno lasciato.
Lo facciamo credendo fermamente in quanto ci ha detto la prima lettura tratta dal libro della Sapienza: “Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio”. Confidiamo e preghiamo perché sia così anche per il vescovo Gervasio. Lo affidiamo alle mani di Dio, perché crediamo quanto con il salmo responsoriale abbiamo pregato: “Come un padre ha pietà dei suoi figli, così il Signore ha pietà di quanti lo temono”. Preghiamo, perché il Signore, nella sua misericordia, lo accolga con amore come un figlio che torna a casa dopo un lungo e faticoso lavoro nella sua vigna accettato liberamente in risposta ad una chiamata che ha dato senso ad una intera vita. Lui solo conosce fino in fondo di cosa è stata plasmata la sua vita, ciò che l’ha abitata nel suo intimo, l’amore che ha ispirato il suo agire.
La nostra vuole essere la preghiera di tutta la Chiesa diocesana, quella Chiesa che lui in vita ha amato e servito con il governo pastorale per molti anni e nella quale ha voluto restare anche dopo aver terminato il suo ministero episcopale.
Con la nostra preghiera in questa celebrazione funebre vogliamo esprimere il nostro grazie a Dio per i numerosi e preziosi doni che, attraverso il ministero episcopale di mons. Gestori, ha elargito alla nostra Diocesi negli anni del suo governo pastorale. La nostra preghiera di suffragio vuole essere anche una espressione di gratitudine nei suoi confronti per la testimonianza di operoso amore a Dio, al Vangelo e alla Chiesa che ci ha dato e che ci lascia come prezioso patrimonio. Molte, infatti, sono le iniziative pastorali da lui realizzate con grande impegno e dedizione a beneficio della Chiesa truentina nei 16 anni in cui l’ha retta come vescovo. Per tutto quello che ci ha donato non possiamo che dire grazie a lui e a nostro Signore, fonte e origine di ogni dono.
La parola di Dio che è ora stata proclamata orienta in questi momenti i nostri pensieri e la nostra preghiera a ravvivare la speranza nel Signore, anche di fronte alla morte. San Paolo ci ha detto che “la speranza [in Dio] non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito che ci è stato dato” (Rom 5, 5).
La parola di Dio, come sempre, ci orienta e ci sostiene, soprattutto nei momenti di dolore e di oscurità come sono i momenti in cui dobbiamo fare i conti con l’oscurità della morte. Ci invita a lasciarci permeare da quella speranza che non delude e che di fronte alla morte trova fondamento solo nella resurrezione di Cristo; nella morte e resurrezione di Colui che per amore è morto per noi. È la speranza nella quale il vescovo Gervasio ha vissuto e donato la sua vita consacrandola a servizio della Chiesa nel presbiterato, prima, e nell’episcopato, poi.
La fiamma della lampada della fede e della speranza egli l’ha tenuta accesa fino alla fine: Dio l’ha trovato vigilante con la lampada accesa come ho potuto constatare più volte negli incontri avuti con lui nell’imminenza della sua morte. Le sue ultime parole sono state parole di fede e di incoraggiamento per tutti, come molti sacerdoti, che l’hanno visitato nei suoi ultimi giorni, hanno potuto ascoltare dalla sua viva voce. Parole di fede e di speranza che conserviamo come il suo ultimo grande dono a noi e alla Diocesi che ha servito e amato. Noi le accogliamo così, come un dono, e gli siamo grati per questo suo esempio, per la sua testimonianza di fede anche di fronte alla morte, testimonianza che conserviamo come prezioso ricordo.
Egli ha voluto ricevere gli ultimi sacramenti -unzione degli infermi ed eucaristia- con coscienza vigile nel raccoglimento della fede: lui stesso, ormai ammalato, consapevole della gravità della malattia e dell’avvicinarsi della morte, mi aveva chiesto esplicitamente di poterli ricevere da me mentre era ancora pienamente cosciente. Voleva riceverli e viverli con consapevole atto di fede e di abbandono nelle mani del Signore. Così è stato: li ha ricevuti pregando. Ha vissuto gli ultimi giorni della sua vita su questa terra nella preghiera, con sereno abbandono in Dio, spesso ricordando la Diocesi e pregando per lei e per i sacerdoti in particolare. È andato con serena fiducia all’incontro finale con Dio.
In un biglietto firmato e scritto di suo pugno il 6 novembre 2022, quando era ormai consapevole della gravità della malattia senza possibilità di rimedio, ha scritto. “Ecce venio ad te, dulcissime Domine. Quem amavi, quem quaesivi, quem semper optavi, dulcissime Domine!” (Ecco vengo a te, dolcissimo Signore. Ti ho amato, ti ho cercato, ti ho sempre desiderato, dolcissimo Signore!”).
In questo momento in cui la morte, il mistero e il dolore che la avvolgono, ci colpiscono in modo particolare, rinnoviamo anche noi la fede e la speranza nella resurrezione finale che Gesù ci ha promesso. In questa fede e in questa speranza il vescovo Gervasio ha vissuto e confidato per tutta la sua vita. Possa ora vedere compiuta questa speranza. Possa egli godere della luce del volto di Cristo, di quel Cristo che ha amato e desiderato per tutta la vita servendo il suo corpo che è la Chiesa. Possa ora trovare in Lui la meritata ed eterna pace del Paradiso.
La Madonna, che egli ha amato intensamente, lo accompagni a questo incontro.
Riposi nella pace di Cristo.
+ Carlo Bresciani

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