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Sono stimati in 281 milioni i migranti internazionali nel 2021, ovvero il 3,6% della popolazione mondiale (a fronte di 272 milioni nel 2019). Quasi due terzi si sono spostati per ragioni di lavoro.
Complessivamente, nell’Unione europea, su una popolazione di 447 milioni, sono presenti circa 23,7 milioni di cittadini di Paesi extra-Ue (5,3%).
I flussi internazionali si complicano, anche in seguito al ritorno della guerra in Europa. Lo scoppio della guerra in Ucraina ha aperto anche in Europa un nuovo fronte di migrazioni forzate, facendo salire a 108,4 milioni il numero complessivo di profughi e sfollati (di cui il 40% minori).

Al 1° gennaio 2023 le stime dell’ISTAT indicano la presenza di 5.050.257 cittadini stranieri residenti in Italia, in lieve aumento rispetto ai dati definitivi riferiti all’anno precedente (5.030.716)
I nuovi nati stranieri dal 2012 al 2021 sono diminuiti del 28,7%, passando da quasi 80 mila a meno di 57 mila: è ormai da un decennio che il numero di nuovi nati stranieri diminuisce costantemente e sempre più (-5% negli ultimi due anni).

Quanto alle principali nazionalità, oltre alla consolidata prima posizione dei cittadini rumeni, e alle successive seconda e terza dei cittadini marocchini e albanesi, notiamo sempre più un avvicendamento delle provenienze asiatiche (del Sud Est, in particolare): quelle di più storica presenza (come Cina e Filippine) sono in decremento, mentre quelle di più recente arrivo (come Bangladesh e Pakistan) stanno consolidando il loro percorso migratorio in Italia.

Sono alcuni dei dati che emergono dalla XXXII edizione del Rapporto Immigrazione realizzato da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes presentato lo scorso 17 ottobre a Roma.

Per quanto riguarda i lavoratori stranieri, per quelli non-Ue il tasso di occupazione si è attestato su valori leggermente inferiori alla media (59,2% contro il 60,1%).
Il 75,2% degli occupati non-Ue svolge la professione di operaio (contro il 31,6% degli italiani), mentre solo 1 su 10 è un impiegato e appena lo 0,1% è dirigente.
Secondo le ultime stime ISTAT, il 7% degli occupati in Italia vive in una condizione di povertà assoluta, percentuale che sale al 13,3% tra i lavoratori meno qualificati e al 31,1% tra gli stranieri.

Il totale degli alunni con cittadinanza non italiana nell’anno scolastico 2021/2022, è di 872.360, e la percentuale dei nati in Italia cresce sempre più fino ad arrivare al 65,6%.
Rispetto all’anno precedente, si è assistito ad un aumento degli ingressi di minori in carcere, sia italiani sia stranieri: segno di dinamiche di disagio giovanile, che si esprimono anche nel fenomeno delle bande giovanili. Il tema della cultura è tanto significativo per la comprensione della nostra società quanto ampio ed eterogeneo.

“La conoscenza dei molteplici aspetti dell’immigrazione – senza trascurare le ragioni che portano a lasciare la propria casa e il proprio Paese – risulta utile per comprenderne la reale portata e il ‘volto’, anche in relazione al rapporto tra le persone che arrivano e la società che accoglie”, scrive in apertura del volume mons. Giuseppe Baturi, Arcivescovo di Cagliari e Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana. Per il segretario generale della CEI “accoglienza e integrazione richiedono la reciproca disponibilità a un ‘incontro’ che vada nel rispetto di entrambe le parti. Il percorso in questo senso appare carico di interrogativi, persino di tensioni: per tale ragione risulta ‘necessario – come si legge nel Rapporto – un cambiamento della narrazione, per superare quella dell’emergenza’”.

LUNEDI 13 NOVEMBRE ALLE ORE 18:00 PRESSO L’ORATORIO DELLA PARROCCHIA DI S. ANTONIO DI PADOVA A SAN BENEDETTO DEL TRONTO SIMONE VARISCO, UNO DEGLI AUTORI DEL RAPPORTO, PRESENTERA’ I DATI PIU’ SIGNIFICATIVI DEL FENOMENO DELL’IMMIGRAZIONE IN ITALIA.

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