NATALE : OMELIA DEL VESCOVO

E’ apparsa la grazia di Dio che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e  salvatore Gesù Cristo” (Tt 2,  ).

Carissimi, proprio in questa notte noi ricordiamo l’apparizione della grazia di Dio di cui ci ha parlato la lettera a Tito. La grazia di Dio è Gesù di Nazareth, colui che è nato a Betlemme di Giudea, in una grotta, perché per lui non c’era posto nell’alloggio.

E’ nato, secondo la tradizione, fuori dall’abitato, riscaldato da un bue e un asinello e adagiato in una mangiatoia. Al di là della poesia più o meno bella che ci può essere, una cosa è certa: Dio ci è venuto incontro nel modo più umile, ma si è fatto annunciare solennemente da un angelo che ‘avvolse di luce i pastori’, perché tutti potessero sapere che Dio, nella sua infinita misericordia, è venuto incontro alla povertà umana (non solo materiale, ma morale e spirituale), sapendo che l’uomo da solo non avrebbe potuto salvarsi.

È apparso nell’umiltà, ma chiama i pastori ad adorarlo: umile sì, ma è Dio e merita adorazione e accetta con gratitudine anche quella dei più poveri. La sua potenza sta nella parola che porta e nella grazia della misericordia di Dio che dona per trarre l’essere umano dalle tenebre dell’errore. Infatti, la lettera a Tito mette subito in evidenza gli insegnamenti che Egli porta, perché il mondo e gli uomini diventino migliori. Si afferma, infatti, che egli: “ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e pietà” e lui, Gesù, è il primo a darcene un esempio.

Dio, nel Natale, si pone davanti a noi e ci traccia una strada credibile dentro questo mondo, perché il nostro ritorno a Dio sia possibile con un cammino sicuro, garantito dalla sua guida e dalla sua grazia che rende saldi i nostri passi, come quelli dei pastori che nella notte, guidati dalla stella, vanno all’incontro con lui.

Per noi, la stella che ci guida nella vita è Gesù. Egli ci guida all’incontro con Dio, ma la sua nascita in carne umana ci dice che Dio dobbiamo imparare ad incontrarlo nell’uomo e che lo possiamo incontrare veramente solo se viviamo con sobrietà, giustizia e pietà; se rinneghiamo in noi stessi ogni forma di empietà; se in noi riscopriamo il desiderio di Dio che  abita profondamente in noi: è desiderio di salvezza, di bontà, di giustizia e di pietà. Se noi viviamo così, le sue braccia si aprono per un tenero abbraccio di pace, di consolazione e di incoraggiamento.

Se decidiamo di camminare per la strada che lui ci ha tracciato, la sua misericordia sarà grande e senza misura per ciascuno di noi, non importa da dove veniamo, non importa quale sia stata la nostra storia personale. In questa notte nasce anche per me, per te. Non si tratta di celebrare semplicemente l’evento storico della nascita del Signore, ma di rinnovare la nostra unione con Lui e la nostra nascita in Lui. Se Gesù è nato a Betlemme, ma non in noi, la sua nascita è inutile per noi.

Gesù nel Natale si manifesta come la porta aperta del cielo: i cieli con lui si sono aperti, spalancati, e un fiume di grazia è sceso sulla terra; egli è la porta che finalmente si riapre dopo che era stata chiusa al momento in cui Adamo ed Eva hanno lasciato il paradiso terrestre. Dio nella sua misericordia ci apre questa straordinaria porta e noi sappiamo che dobbiamo passare attraverso di essa se vogliamo che la misericordia scenda copiosa su di noi. È questo che siamo chiamati a fare in questo anno del Giubileo della Misericordia che papa Francesco ci ha donato: passare attraverso la porta, che è Cristo, per inginocchiarci come i pastori ad adorarlo.

È quello che questa notte, dopo essere passati attraverso la porta santa, vogliamo fare con questa nostra presenza, quasi a voler dire a Gesù che noi non vogliamo lasciarlo solo, che vogliamo, quasi a riparazione di quello che è avvenuto a Betlemme, offrirgli un degno alloggio dentro la nostra chiesa, nella nostra vita personale, nelle nostre famiglie e nella nostra società. Vogliamo sostituire al tepore del bue e dell’asinello il calore della nostra presenza ed accoglienza che lo scaldino con il calore del nostro cuore, con il calore delle nostre famiglie ricche di amore.

Carissimi fedeli, tanti auguri di un santo Natale, la misericordia di Dio scenda copiosa su voi, sulle vostre famiglie e sui vostri affetti più cari.

Email this to someoneShare on FacebookShare on Google+Tweet about this on TwitterShare on LinkedInPrint this page