Maria, conforto dei migranti

“Maria conforto dei migranti”. Questa invocazione, recentemente inserita da Papa Francesco nelle litanie lauretane si rivela oggi particolarmente suggestiva e appropriata. Nel contesto attuale, straordinariamente evocativa. Evoca la radice stessa dell’appellativo. Il termine ‘conforto’ ci riporta al significato originario di «fortificare», di «far coraggio», di «dare forza» nel tollerare delle avversità.
Maria si fa «conforto dei migranti» perché è lei per prima a subire la sofferenza, l’ingiustizia, l’incomprensione o la persecuzione. Per questo può comprendere e farsi compagna di viaggio di coloro che sono perseguitati, che subiscono ingiustizie e fuggono dal loro Paese per guerra, fame, persecuzione o povertà.
Essendo madre, lei può comprendere tante madri, i cui figli vengono violentati, muoiono in mare, affrontano avventure impossibili. Lei, che ha subito davanti ai propri occhi la morte dell’unico figlio, può capire meglio di ognuno la madre che vede partire la propria creatura su una barca e non sa se potrà mai più tornare e, forse, arrivare.
È conforto, perché solo lei può mettersi in ascolto di queste sofferenze. Donna capace di ascolto, intuitiva per natura, madre del «fiat», del sì all’ispirazione di Dio. È colei che apre il proprio grembo all’accoglienza, senza farsi troppe domande, porsi dei dubbi, ma, pur con esitazione, mostrare una fede sorprendente. Maria si fa grembo di vita: tutte le vite, ormai, sono per lei qualcosa da difendere e da proteggere.
Sa farsi grembo e accogliere il mistero. Se ogni persona è mistero, ancor più lo è un essere umano che si metta sulle orme di Abramo… Condotto misteriosamente da Dio e da quella speranza e quel coraggio che solo Lui sa infondere in un essere umano.
Fuggendo nottetempo in Egitto, lei stessa si fa migrante, prova le umiliazioni e le sorprese dell’avventura del migrare. Chi meglio di lei, allora, può «prendersi cura» del dolore e della sofferenza di queste popolazioni in cammino verso la dignità, una terra desiderata con tutte le forze dell’anima?
Con un semplice appellativo orante, – conforto dei migranti – Maria ci introduce nel valore dell’empatia e delle sue molteplici valenze. Ci fa entrare in quell’asserzione cristallina, maturata nella riflessione teologica di D. Bonhoeffer: «Dobbiamo imparare a valutare gli uomini più per quello che soffrono, che per quello che fanno o non fanno. L’unico rapporto fruttuoso con gli esseri umani – specie con i deboli – è l’amore».
«Conforto» perché, come in ogni materna monizione, ella sa aiutare i propri figli a capire la fecondità segreta del sacrificio, delle avversità o delle prove da affrontare.  Come ogni madre sa ispirare il senso rigenerativo, trasformante, del male che si incontra. E sa indicare nelle ferite delle feritoie di una luce misteriosa, che rinnova.
Per i migranti, in particolare, sa introdurli nel valore della vita e della sua ambivalenza: una lotta e una danza, al tempo stesso. Sì, qualcosa di amaro e di duro da affrontare, ma anche qualcosa di grande e prezioso da vivere. Perché il migrare apre il cuore e la mente all’altro, innesta in una nuova fratellanza, fa riscoprire una universalità più vasta. Ed è il mondo come una casa comune, l’umanità come un’unica famiglia.
Così, lei insegna ad affrontare una lotta al passo di danza. Nel cuore delle difficoltà, in fondo, imprime quella forza d’animo e quella serenità, che sanno ancora di miracolo. Maria, «conforto dei migranti», ricordalo a noi. E ricordati di noi!
                                                                           (p. Renato Zilio, Commissione regionale Migrantes)

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