OMELIA DEL VESCOVO CARLO 2 NOVEMBRE 2016
Seppellire i morti è l’ultima opera di misericordia corporale, non solo perché nell’elenco con il quale siamo soliti ricordarle sta alla fine, ma perché è anche l’ultimo atto di servizio e di amore che si può rendere a un essere umano. Potrebbe sembrare un’azione ovvia e scontata, praticata da sempre: infatti troviamo sepolture che risalgono ad epoche preistoriche, ma si tratta di un vero atto di carità verso il defunto. La pratica della sepoltura è sentita come un dovere talmente impellente che l’antica Grecia ci ha trasmesso il mito di Antigone, che andò incontro alla morte, trasgredendo alla legge del re di Tebe perché le proibiva, contro la propria coscienza, di dare sepoltura al fratello Polinice. Anche nel Vecchio Testamento non mancano atti di carità di questo tipo nei confronti dei defunti.
Un segno evidente dell’attenzione al dovere di seppellire i morti si manifesta, ancora oggi, nel grande dispendio di risorse economiche e di mezzi, per trovare i resti delle vittime nel caso di grandi disgrazie o di delitti e in ogni modo si cerca di riportare in patria la salma e dare degna sepoltura a chi muore lontano. Sembra un dovere cui non solo i parenti, ma la stessa società non può rinunciare……